Il vescovo: “Il mondo ripartirà se riprendono le forme ordinarie di vita economica e sociale”

Lo ha detto monsignor Sorrentino nel corso della celebrazione eucaristica in occasione del quarto anniversario dell’inaugurazione del Santuario della Spogliazione

ASSISI – “Il mondo dovrà ripartire: e ripartirà, lo speriamo e invochiamo, sconfiggendo la pandemia e riprendendo le forme ordinarie di vita economica e sociale. Ma non potrà andare molto lontano, se non si dà degli obiettivi che siano conformi al disegno di Dio, obiettivi di verità e di amore, che diano alla nostra terra il sapore del cielo. È la supplica che, con l’intercessione di san Francesco e del beato Carlo, sale oggi da questo Santuario. Il Signore asceso al cielo la voglia esaudire”.  Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino nell’omelia della celebrazione eucaristica di domenica 16 maggio, celebrata nella chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione in occasione del quarto anniversario dell’inaugurazione del Santuario della Spogliazione. “La terra ha bisogno di cielo. Tutto può essere ricostruito, niente è perduto, se ci lasciamo invadere dalla luce discreta e interiore di Cristo asceso al cielo e vivente in noi. I Santi ci dicono che questo è possibile. In questo Santuario della Spogliazione, in festa nella memoria della sua erezione datata solo alcuni anni fa, ma che affonda le radici nel gesto profetico della spogliazione compiuto da Francesco ottocento anni fa, oggi l’Ascensione si fa sguardo e progetto, orizzonte da contemplare e ideale da perseguire. Quando, davanti al vescovo e al padre Bernardone – ha spiegato ancora monsignor Sorrentino – Francesco si spogliava e levava le braccia al cielo, facendo risuonare con tono ormai divino le parole della comune preghiera, “Padre nostro che sei nei cieli”, che cosa faceva, se non abbandonarsi al mistero dell’Ascensione? Il suo corpo nudo tornava allo splendore dell’Eden e il suo cuore si levava all’altezza del cielo. Ma qui anche la giovane presenza di Carlo ci spinge verso l’alto. Il suo sguardo di adolescente innamorato del mistero eucaristico, immerso negli interessi più vivi di questa terra ma con un cuore puro e uno slancio apostolico, era uno sguardo di ascensione, uno sguardo rivolto al cielo. Non a caso sentiva l’eucaristia come l’autostrada verso il cielo. Entrambi, Francesco e Carlo, ci invitano a nutrirci di questo mistero e a inebriarci di questa presenza di cielo, senza di cui la nostra terra finisce per portarci solo il conto delle sue macerie. Proprio ieri (sabato 15 maggio ndr) in occasione di questa festa, abbiamo voluto mostrare come il cielo dell’ascensione riesce ancora a farci sognare. Abbiamo infatti inaugurato il “Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per un’economia della fraternità”. Lo abbiamo attribuito al nostro Istituto Serafico, che da 150 anni offre una testimonianza di accoglienza e di cura dei ragazzi più svantaggiati per le loro gravi disabilità, cogliendo in loro il sorriso del cielo. E dal Serafico abbiamo guardato più lontano, ai paesi più poveri del mondo, dove si ha bisogno di tutto, dove i poveri continuano a morire vittime di un’economia egoista e indifferente. Abbiamo guardato a loro per sottrarli all’oblio, intercettando per quanto possibile la loro voglia di riscatto e le loro iniziative di progettualità generativa, che noi vogliamo, con l’aiuto della Provvidenza, accompagnare con cuore di fratelli”.

 

>>L’omelia del vescovo Sorrentino

 

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